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romeo castellucci

La storia artistica di Romeo Castellucci è caratterizzata soprattutto dal percorso di rottura e superamento del linguaggio tradizionale: dalle immagini alla parola, dal rapporto con il pubblico alla presenza scenica dell’attore.

Il suo lavoro, attraverso passaggi graduali si configura oggi come “teatro dei corpi”. L’ironia con cui hanno accompagnato la sistematica distruzione di ogni valore scenico colloca Romeo Castellucci e la sua Societas tra i protagonisti dell’arte  europea e internazionale, soprattutto per l’anarchica fantasia linguistica e per la consapevolezza della concretezza delle parole.

La sua ricerca si spinge fino alla creazione di una nuova utopica lingua universale, chiamata “generalissima”, assunta nell’opera Kaputt Necropolis, rappresentata con successo alla Biennale di Venezia del 1984.

E’ del 1985 Santa Sofia, Teatro Khmer, l’opera che ha segnato la dichiarazione di guerra alle immagini, radicalizzata poi successivamente sul piano del linguaggio con I Miserabili nella quale l’Araldo, figura centrale, per tutta la durata della rappresentazione rimane immobile e muta, quale programmatico agire e parlare scenico. Solo il corpo, condizione prima dell’essere attore, spettatore di se stesso, è presente sul palcoscenico.

La successione di corpi di uomini, donne, animali di ogni età, dimensione e deformante, sarà quindi la costante del linguaggio di Romeo Castellucci. Il corpo, segno significante più potente dell’opera stessa, diviene elemento essenziale per le sue componenti comunicative e di diversità.

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